I primi testimoni del cammino FFC. Sandra Garau

Sandra Garau al Seminario FFC

Io e mio marito eravamo sanissimi, mai preso un antibiotico. Perché questa malattia?

«Anche se mio figlio non c’è più, non ho perso la fiducia nei confronti della ricerca. Non l’ho mai persa, perché ho assistito a un enorme cambiamento e perché, se non ci fosse stata, mio figlio non sarebbe nemmeno cresciuto. Era l’inizio degli anni Ottanta. Al Gaslini dissero che non sapevano se Matteo sarebbe vissuto e quanto sarebbe vissuto: un mese, un anno, di più? La situazione era tragica. Era il buio, totale. E stavamo a Genova. Immagina in certe zone periferiche d’Italia come poteva essere. Noi siamo stati fortunati. In reparto c’erano due giovani medici che hanno dedicato la vita alla cura di questa malattia: Laura Minicucci e Luca Romano vivevano in reparto, li trovavi a tutte le ore.
Io e mio marito eravamo sanissimi. Mai preso un antibiotico. Non capivamo. Allora non se ne parlava di questa malattia e non ne sapeva niente nessuno. Compravo giornali di tutti i tipi per cercare informazioni. Il mio pensiero è sempre stato rivolto alla ricerca.

Come donna mi sono annullata. Ho fatto la mamma. Matteo è vissuto fino a 32 anni. Lo abbiamo tanto curato. Io lo sapevo che Matteo prima o poi mi moriva. Non mi sono rassegnata però. Abbiamo continuato a darci da fare e abbiamo anche trovato persone che ci hanno dato una mano.
Continuo a spendermi perché mi sembra di aiutarlo ancora. Serve forza, sono storie tristi quelle che ci portiamo dentro. È vero che i nostri figli sono delle cavie negli ospedali e che il percorso della ricerca non è una linea retta che procede senza battute di arresto, ma la realtà di oggi non è comparabile con quella di vent’anni fa. Le cose sono cambiate, in meglio, e ultimamente c’è stata un’accelerazione nei progressi.

Le giovani coppie, al cui bambino viene fatta diagnosi di fibrosi cistica oggi, sono giustamente più fiduciose rispetto a com’eravamo noi, catapultati in un enorme buco nero di ignoranza e assenza di mezzi. L’aspettativa media di vita è cresciuta esponenzialmente, le cure si sono affinate, la conoscenza della malattia si è fatta più ampia e il numero di coloro che ricercano è cresciuto. In questo momento storico, da un anno all’altro, si fanno passi da gigante nel campo della fibrosi cistica. C’è un grande fermento che fa ben sperare e sostiene gli animi. Tutte ragioni per guardare con fiducia al futuro».

Sandra Garau, Delegazione FFC di Genova

Matteo figlio di Sandra
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